Prestazione sportiva ed emotività: spunti per atleti, tecnici, amatori attivi
È noto il rapporto tra emotività e prestazione sportiva. Per “emotività” intendo la propensione che ognuno di noi ha, in modo più o meno marcato, a reagire visibilmente alle richieste e agli stimoli ambientali.
Tale reazione può essere funzionale o meno all’entità dello stimolo, configurandosi di volta in volta come una risposta sopra o sottodimensionata, ovvero “adeguata” o “non adeguata” all’input che la elicita.
Sul piano prestativo sportivo questa “adeguatezza” o “non adeguatezza” si esprime in molti modi e influisce, poniamo, sul sistema motivazionale, sulla qualità dei livelli d’attenzione, sulla capacità di focalizzazione, sulla gestione dell’errore, ecc.; ovvero, fisicamente, sul tono muscolare, sulla capacità di “sentire”, sulla postura, sulla respirazione, ecc.
È dunque evidente la rilevanza della conoscenza di sé e delle proprie caratteristiche di personalità, là dove vi siano obiettivi di performance e aspettative.
Possiamo accedere all’emotivo in vari modi e attraverso vari canali. Un approccio che oggi ha un buon riscontro è quello induttivo (per prove ed errori) e che fa leva sul “sentire”, limitando le informazioni verbali in ingresso e puntando sulla soluzione autonoma delle problematiche.
Pur essendo fondamentale lavorare sul rapporto tra sensazione e percezione (anche se preferisco parlare di senso-percezione, essendo vantaggioso ridurre il divario tra stimolo sensoriale e lettura dello stimolo), credo molto all’approccio conoscitivo.
Detta diversamente, credo che una modalità deduttiva, attenta alla completezza delle informazioni in ingresso e in grado di fornire punti d’osservazioni diversi del problema all’atleta, possa, in modo anche irriflesso, stimolare risposte originali, nuovi adattamenti e soluzioni creative.
Nelle mie proposte di lavoro il conoscere un determinato aspetto, ovvero il saperlo collocare in relazione ad altre componenti della sfera mentale, precede il riconoscere questo stesso aspetto nel proprio modo di essere, di fare, di funzionare in situazione.
La vita di tutti i giorni, i contesti relazionali-sociali (scuola, ambiente di lavoro, famiglia), il nostro stile comunicativo, sono un’ottima palestra per esplorare se stessi ed iniziare a conoscere e riconoscere i comportamenti che ci caratterizzano, come persone e come atleti.
Conoscere, riconoscere, registrare i nostri comportamenti (in specie in situazione di stress), ovvero ascoltarsi prendendosi del tempo per capire come stiamo, cosa influisce sul nostro stato emotivo e cosa ci disturba o ci aiuta, sono passaggi fondamentali per arrivare ad utilizzare strumenti e strategie apprese.
Personalmente non sono un purista e ritengo che ogni scuola, ogni metodologia adottata, abbia punti di forza e lacune; queste seconde spesso conseguenza del tentativo di sistematizzare secondo una prospettiva univoca, una materia oltremodo complessa e sfumata.
Non va dimenticato che lo sport in genere e lo sci alpino in particolare, sono “apprendimenti” e l’apprendimento umano, appunto, non è riducibile ad una prospettiva univoca ed è appannaggio della psicologia come della pedagogia, delle neuroscienze come delle scienze dell’educazione, della sociologia, della filosofia ecc.
Da qui un approccio “transdisciplinare” al mental training e al coaching sportivo, che non dovrà essere limitato a riconoscere le interazioni o le reciprocità attraverso ricerche specialistiche, ma dovrà individuare quei collegamenti all’interno di un sistema di ampio respiro e senza confini stabili tra le discipline stesse.
Enrico Clementi – Educatore, Formatore, Consulente e Trainer educativo in ambiente sportivo
Autore de: L’allenamento mentale nello sci alpino. Prospettive e strumenti dal mondo dell’educazione (BMS, 2020) http://www.bmsitaly.com/prodotto/allenamento-mentale-nello-sci-alpino/
Per info, contatti, attività formative: enricoclementi017@gmail.com