
I fondamentali dello sci alpino: mente, corpo, ambiente
Mi occupo di preparazione mentale (mental training e coaching mentale: vedremo più avanti la differenza tra i due) in ambiente sportivo in genere e sciistico in particolare, e se dovessi dire quale sia il punto di partenza per approcciare la materia indicherei la triade mente, corpo, ambiente.
Senza questa triade, senza la relazione tra componente fisica (corpo, ambiente) e mentale (pensieri, emozioni, percezione di sé, dell’altro da sé, degli spazi ecc.), non abbiamo la possibilità di capire in che modo una buona consapevolezza di sé incide sulla qualità della prestazione.
Una volta espresso, il concetto, può sembrare ovvio e finanche banale, ma avere chiaro questo aspetto significa, del pari, avere chiaro che la componente mentale e quindi l’allenamento di questa componente, è importante quanto la preparazione fisica e quella specifica: per “sciare bene” dobbiamo appunto allenare il gesto atletico che caratterizza questa disciplina, allenare la condizione fisica e – senza possibilità di deroga! – allenare quella mentale.
Mentre è abbastanza chiaro cosa significa allenarsi fisicamente e allenare le abilità che caratterizzano lo sci alpino come sport di scivolamento e destrezza, meno chiaro è capire cosa significa essere in pista, essere sugli sci, avendo allenato (o allenando in quella circostanza) la componente mentale.
In questo articolo e nei prossimi proveremo, appunto, a chiarire che cosa significhi, suggerendo al lettore delle tappe, un metodo, attraverso il quale approcciare la materia.
Che il lettore sia amatore, agonista o professionista della neve, la cosa ha poca rilevanza, essendo la componente mentale, come quella fisica e ambientale, rilevante sia in fase d’apprendimento iniziale, che in intermedio o evoluto.
Infatti, essendo lo sci alpino un apprendimento, è evidente che la sua connotazione è di tipo processuale (il focus è sul processo, non sulla singola prestazione) e come tale è aperta, non conclusa ed estesa a tutto l’arco della vita, ovvero ad ogni stato d’avanzamento o “livello”.
Dirò di più, che la convinzione (anche fondata!) di essere bravi, di sciare bene, di essere al top della performance agonistica, rischia di essere controproducente per l’atleta stesso o il professionista, in quanto lo rende meno permeabile e limita nuove acquisizioni e apprendimenti.
Dico infatti spesso agli atleti che seguo (un po’ in chiave Zen) di coltivare “una mente di principiante”, avvero un atteggiamento non giudice di sé, accogliente, ricettivo e che appunto favorisce nuove acquisizioni e apprendimenti.
È a partire da questa triade, corpo, mente, contesto/ambiente e dalla gestione di equilibri sui tre ordini indicati, che, come vedremo nelle “pillole” successive, si crea quella particolare sintonia (o “sincronia”, come la chiama Giuseppe Vercelli), intesa come l’abilità di rimanere centrati sul compito, sul “qui ed ora” della situazione concreta.
Enrico Clementi – Educatore, Formatore, Consulente e Trainer educativo in ambiente sportivo
Autore de: L’allenamento mentale nello sci alpino. Prospettive e strumenti dal mondo dell’educazione (BMS, 2020) http://www.bmsitaly.com/prodotto/allenamento-mentale-nello-sci-alpino/
Per info, contatti, attività formative: enricoclementi017@gmail.com